Officine San Giorgio – Consociazionismo e lotta operaia (1908-1922)

La San Giorgio è stata al centro delle vicende legate ai processi di industrializzazione, modernizzazione e organizzazione della classe operaia del pistoiese.

Data inizio: 1908
Data fine: 1922

Segmento di percorso dal nostro partner

Città di Pistoia

In pochi anni dalla sua nascita, avvenuta nel 1905, l’azienda conobbe una crescita rapidissima e divenne il principale polo industriale della Provincia, attirando un numero crescente di manodopera. Le condizioni di lavoro in fabbrica erano dure e il padronato operava un controllo oppressivo sui dipendenti. Nei primi anni che seguirono alla costituzione della fabbrica nacquero le prime forme di consociativismo dei lavoratori. Nel 1909 fu istituita la cooperativa di Società Cooperativa di Consumo degli operai della fabbrica e nel 1910 fu la volta della Società di Mutuo Soccorso, organizzazioni che non avevano finalità politica e operavano in uno spirito interclassista. La coscienza di classe dei lavoratori pistoiesi si manifestò soprattutto a partire dagli anni della Guerra di Libia (1911-1912). Nel 1911 si costituì la Lega, un’organizzazione sindacale mista che fu sciolta e ricostituita più volte.

I primi scioperi di natura politica ebbero un marcato indirizzo antimilitarista. Gli operai della San Giorgio furono coinvolti nelle mobilitazioni della cosiddetta “Settimana Rossa” del 1914. L’8 giugno di quell’anno si verificò un grande sciopero generale provinciale che vide una partecipazione del 100% nell’azienda. Seguirono manifestazioni, blocchi dei trasporti, scontri e arresti. Dopo la fine della guerra la mobilitazione operaia riprese con rinnovato vigore. Nel 1920 si verificò un’occupazione che durò quasi un mese fra settembre e ottobre. A difesa della fabbrica, ove la produzione continuava, vennero poste le “guardie rosse”, che erano però disarmate. Alle successive elezioni amministrative si assistette al trionfo del Partito Socialista.

Fu l’ultimo grande successo dei movimenti dei lavoratori. Negli anni seguenti gli industriali si servirono degli squadristi per sopprimere le organizzazioni rivoluzionarie e progressiste che chiedevano una democratizzazione e una riorganizzazione in senso collettivista delle fabbriche. Nel luglio del 1922 la reazione padronale si tradusse in una ristrutturazione che causò 300 licenziamenti, la soppressione di reparti e la sospensione dei lavoratori meno propensi a sottomettersi alle decisioni della dirigenza. Il fallimento del successivo sciopero del 26 luglio segnò la definitiva sconfitta del movimento. Dopo la disfatta dello sciopero legalitario alla fine di luglio seguirono la sospensione dei periodici della classe operaia, la fascistizzazione sindacale dei metallurgici e nuove ondate di licenziamenti. Il ventennio fascista fu caratterizzato dall’apatia dei lavoratori e dalla promozione di politiche di paternalismo aziendale, che si accompagnavano alla repressione sistematica del dissenso. Solo con la caduta del regime i movimenti operai riguadagnarono il terreno perduto, anche nel contesto della San Giorgio. Furono gli operai a ricostruire gli stabilimenti distrutti dai bombardamenti alleati e a costituire il nerbo delle organizzazioni resistenziali sul territorio.