Targa e via dedicate a Dante De Petri

Dante De Petri è stato il primo leader socialista pistoiese, esponente del Partito dei Lavoratori Italiani e fra gli organizzatori della Camera del Lavoro di Pistoia, nonché primo consigliere comunale socialista della città. Una targa lo ricorda nella via ad egli dedicata.

Data inizio: 1874
Data fine: 1901

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Città di Pistoia

Dante De Petri nacque nel 1874 da madre toscana e padre trentino. Frequentò con buon profitto l’istituto tecnico, ma non ebbe la possibilità di proseguire gli studi a causa della modesta condizione sociale della famiglia. Fu impiegato come contabile dall’industriale Clemente Tesi, proprietario di una filanda.  Entusiasta lettore di Marx e Engels ne propagandò le idee a partire dai primi anni ’90 dell’800, fornendo, assieme all’amico e compagno di lotta Giovanni Martini, un contributo decisivo alla nascita del movimento socialista pistoiese.

Il contesto internazionale vedeva un’avanzata dei movimenti di stampo marxista ai danni della capacità mobilitante dell’anarchismo; a Pistoia De Petri ebbe un ruolo in tale processo. Nel 1895 il giovane scrivano introdusse le idee socialiste presso il “Circolo di Studi Sociali”, costituito due anni prima e frequentato da democratici e anarchici. Negli atti di polizia è registrata per il primo maggio del 1895 la prima riunione socialista a Pistoia. Alle elezioni comunali del 1896 i socialisti presentarono una loro piattaforma programmatica e avanzarono tre candidature nel comune di Porta Carratica, fra cui quella di De Petri.

A partire dal 1897 si assistette, tanto su scala nazionale che provinciale, al manifestarsi di un clima di crescente tensione sociale; contestualmente aumentava anche l’intensità della repressione poliziesca. Il 15 agosto De Petri si recò nella frazione di Piteccio con l’intento di fare un comizio. Qui venne arrestato e rimase in carcere un mese; forse in questa circostanza contrasse la tubercolosi, che in breve tempo deteriorò gravemente le sue condizioni di salute.

Nel maggio del 1898 i moti popolari raggiunsero proporzioni preoccupanti per gli organi dello Stato liberale, che reagirono con estrema durezza. De Petri era ancora in città l’8 maggio, quando la voce dei socialisti si unì a quella dei democratici e di alcuni notabili liberali per chiedere un calmiere sui prezzi del pane. In conseguenza della proclamazione dello stato di assedio il giorno seguente De Petri raggiunse Piteccio, fuggì in treno e riparò a Vermiglio, paese natio del padre, insieme a Giovanni Martini. I due sfuggirono così alla fase più aspra della repressione, che a Pistoia si era subito tradotta nell’arresto di 50 persone e, successivamente, nello scioglimento dei circoli socialisti, repubblicani e cattolici.

Al suo ritorno, l’11 settembre 1898, De Petri venne eletto in consiglio comunale a Porta Carratica, primo fra i socialisti pistoiesi, e venne assolto dalle accuse mossegli nel 1897. Fu particolarmente attivo nella mobilitazione dei ferrovieri, professione svolta anche dal padre. In consiglio comunale, fra le altre cose, De Petri chiese l’amnistia per i detenuti arrestati nei disordini di maggio e un piano per sviluppare la pubblica illuminazione. Fu attivo nell’organizzazione della Camera del Lavoro di Pistoia, nata nel 1902. Nel 1901 fino alla morte è l’animatore deh settimanale socialista “L’Avvenire”.

Morì a Cireglio nell’agosto del 1901, a 27 anni. Nell’uscita del 18 agosto “L’Avvenire” riportò un esteso necrologio e varie orazioni funebri, fra cui quelle pronunciate dall’anarchica Leda Rafanelli e dall’illustre compaesano Policarpo Petrocchi.

Nel 1946, nell’ambito di una complessiva ridefinizione dell’odonomastica cittadina finalizzata a rimuovere le denominazioni legate al regime fascista e ad esaltare i valori della solidarietà e del lavoro promossi dalla nuova carta costituzionale, gli fu dedicato il vicolo che collega Piazzetta degli Ortaggi a Via Roma, un angolo della città che era stato duramente colpito dai bombardamenti durante l’ultima guerra.

La targa in sua memoria è stata apposta l’11 marzo 2018 su iniziativa della Fondazione Valore Lavoro della CGIL e del Comitato Unitario per la difesa delle Istituzioni Repubblicane (Cudir).