Targa in ricordo delle vittime dell’amianto e del lavoro

La targa ricorda i molti lavoratori dello stabilimento industriale Breda di Pistoia morti a causa dell’esposizione massiccia e prolungata alle fibre di amianto, materiale altamente tossico e cancerogeno tanto largamente utilizzato nei processi produttivi quanto presente nelle strutture dei capannoni.

Data inizio: 1956
Data fine: attuale

Segmento di percorso dal nostro partner

Città di Pistoia

La pericolosità dell’amianto è nota fin dai primi anni del ‘900. Dagli anni ’30 la scienza medica ha ufficialmente riconosciuto il nesso fra l’inalazione delle fibre di amianto e l’insorgere dell’asbestosi e dalla seconda metà degli anni ‘50 l’amianto è stato identificato quale sostanza cancerogena all’origine di tumori quali il mesotelioma.  Al contempo l’amianto ha avuto grande fortuna in tutto il mondo per le sue qualità ignifughe e isolanti. In Italia l’amianto ha fatto il suo ingresso nel ciclo produttivo delle carrozze ferrotramviarie a partire dagli anni ’40.

Le Officine San Giorgio di Pistoia, poi Breda e Ansaldo-Breda, hanno rappresentato il più importante polo industriale della città, specializzato nella produzione di treni, tram e autobus. L’amianto era utilizzato soprattutto nelle tubazioni degli impianti di riscaldamento e nella coibentazione delle carrozze, per cui gli operai più a rischio erano spruzzatori e saldatori, i quali, peraltro, operavano senza disporre di adeguati dispositivi di protezione. Tuttavia nello stabilimento mancavano opportune separazioni fra reparti e un efficiente sistema di ventilazione; ne conseguiva che le polveri di amianto si diffondevano in tutto l’ambiente e fuori dalla fabbrica, esponendo alla contaminazione anche i lavoratori che non maneggiavano la sostanza, i parenti dei lavoratori che lavavano le tute impregnate di fibre di asbesto, coloro che vivevano nei paraggi dell’impianto o che vi transitavano frequentemente.

La direttiva europea che mette al bando l’amianto risale al 1983 ma l’Italia l’ha recepita solo nel 1992. Nello stabilimento Breda l’amianto ha cessato di essere impiegato nei processi produttivi nella prima metà degli anni ‘80, eppure non è cessata l’esposizione alla sostanza di tutti coloro che operavano nella fabbrica. All’inizio degli anni ’90 è stata effettuata la rimozione del tetto in eternit del capannone di via Ciliegiole, dove nel 1973 era stata spostata la produzione, nella totale inosservanza delle più basilari norme di sicurezza. Quantitativi considerevoli di pulviscolo si sono disperse nella fabbrica e sono state respirate quotidianamente dai lavoratori.

A partire dai primi anni ’90 le prime morti sospette legate all’esposizione all’amianto hanno gradualmente portato alla luce il problema. In ambito sindacale la questione è stata affrontata da una commissione amianto nata in seno alla locale rappresentanza. Le famiglie delle vittime e i malati hanno intentato un processo civile contro l’azienda, che ebbe avvio nel 2001 contro 6 dirigenti ed ex dirigenti Breda. Il processo civile per ottenere i risarcimenti dall’azienda si è chiuso con un accordo extragiudiziale. A causa di difetti nella legislazione, di evoluzioni normative sfavorevoli e dell’ostinato ostruzionismo dell’azienda il percorso per ottenere indennizzi si è rivelato irto di ostacoli per le famiglie coinvolte. Il processo penale ha avuto termine nel 2004 con l’assoluzione di tutti gli imputati.

Restano le innumerevoli vite spezzate prematuramente dalle patologie amianto-correlate, una ferita aperta per la città ed una pagina drammatica della storia del lavoro a Pistoia. La targa in loro memoria è stata posta nel dicembre del 2019 all’ingresso della Biblioteca San Giorgio, edificata nel 2007 in stile postindustriale su un’area che, fino al 1980, aveva ospitato i capannoni delle omonime officine. Simbolicamente si ricorda in quello che è oggi un centro culturale nevralgico della città il sacrificio degli operai il cui lavoro ha, nei medesimi luoghi, permesso il funzionamento del principale motore economico di Pistoia. La realizzazione della targa, in carico all’amministrazione comunale, è stata promossa dal Centro di documentazione sull’amianto e sulle malattie amianto-correlate “Marco Vettori” e dalla Fondazione onlus “Attilia Pofferi”.