Gino Bozzi nacque a Firenze, nel quartiere Santo Spirito, il 22/8/1905. Di professione falegname, fu condannato dal Tribunale speciale per la Difesa dello Stato nel 1929 con l’accusa di attività comunista. Rilasciato a seguito di un’amnistia nel 1942, Bozzi subito dopo l’armistizio si rifugiò in montagna dove iniziò con l’aiuto di Otello Nannucci a radunare chi scappava alla leva a Poggiolforato (BO) per creare una formazione partigiana. Il futuro comandante si adoperò per tenere i contatti con l’organizzazione comunista clandestina di San Frediano a Firenze che poi lo mise in collegamento con l’organizzazione comunista di Pistoia. Tra il 17 e il 20 settembre 1943, Bozzi si incontrò con i dirigenti del PCI pistoiese e insieme si accordarono sulla creazione di una formazione partigiana di ispirazione comunista trasferendo i suoi compagni da Poggiolforato sull’Appennino pistoiese.
A Maresca Bozzi si incontrò con Giuseppe Vivarelli e si accordò per trasferire ad ottobre la sua formazione vicino a Maresca, ponendo la “base” della banda nella foresta del Teso. Qui la formazione fu molto aiutata dalla popolazione civile nell’approvvigionamento di viveri e nel nascondersi dai continui controlli dei fascisti. Alla formazione di Bozzi si erano anche uniti alcuni soldati sovietici scappati dai campi di prigionia, che furono fondamentali per aiutare i compagni partigiani a superare il rigido inverno dell’Appennino. La formazione andava via via aumentando di membri.
Il 27 dicembre 1943 il comandante Bozzi, accompagnato in macchina da Umberto Tellini, doveva recarsi ad una riunione a Pistoia, quando furono fermati lungo la strada nei pressi di una casa di contadini da un carabiniere e un soldato repubblichino. Quando il repubblichino fece per perquisire la macchina, Gino Bozzi provò ad afferrargli il fucile, ma il repubblichino sparò ferendo il comandante che cadde a terra. Legato il Tellini con dei fili della luce e caricato il Bozzi ancora vivo sulla macchina, i due furono portati a Pistoia. Nonostante il duro interrogatorio nessuno dei due parlò, Umberto Tellini riportò gravi lesioni polmonari e Gino Bozzi morì in ospedale dopo una settimana di agonia il 4 gennaio 1944. In suo onore, la brigata garibaldina di cui era comandante prese il nome di Brigata garibaldina Gino Bozzi.
Il cippo a Gino Bozzi è stato installato nel punto in cui fu ferito a morte dal Comune di Pistoia nel 1977. Il cippo, di semplice pietra serena, riporta il seguente epitaffio, oramai sbiadito:
Gino Bozzi, comandante partigiano garibaldino. Caduto per la libertà il 4 gennaio 1944. In questo luogo ferito a morte il 27 dicembre 1943. Comune di Pistoia 1977.