Nonostante la Liberazione della città fosse ormai avvenuta, la violenza nazista continuava a imperversare soprattutto nelle zone collinari o montane. In quel periodo si consumarono molte stragi che colpirono indiscriminatamente uomini, donne, bambini e anziani ad opera di alcuni gruppi di SS che erano incaricati dei compiti di retroguardia e che durante la loro lenta ritirata verso la linea Gotica cercavano di rallentare l’avanzata alleata lasciando dietro di loro distruzione e sgomento. Era il 21 di settembre del 1944 quando due uomini e due donne trovarono la morte sulla via che da Piteccio porta a Sammommè.
Piteccio aveva già subito gravi danni causati dai bombardamenti alleati: il primo, il 28 aprile 1944, che avrebbe voluto colpire il ponte ferroviario della linea Porrettana, causò decine di morti.
Ancora alla fine di settembre una ventina di SS si erano appostate proprio su quella via, tra la riva sinistra dell’Ombrone e la strada, dichiarando la zona interdetta. Rina Rami e Pietro Tronci, insieme a due giovani ragazzi, Giulietta Franceschi di soli 17 anni e Silvano Nelli di appena 16, avevano avuto dal comando tedesco il permesso di macinare il grano presso un mulino situato in località Campitelli, vicino all’abitato di Bertocci. Per arrivarvi dovevano necessariamente passare dalla zona presidiata, ma la notizia del provvedimento delle SS non aveva ancora raggiunto tutta la popolazione. I quattro civili, ignari, percorsero la via finché dei colpi d’arma da fuoco non tentarono di ucciderli. In un primo momento riuscirono a schivarli gettandosi a terra, dunque furono raggiunti dai tedeschi e i due uomini vennero mitragliati, mentre le due donne prima vennero violentate e poi uccise. I loro corpi furono rinvenuti con i vestiti addosso, ma privi degli indumenti intimi. Vennero lasciati in zona, coperti solo da alcune fascine di legna. Furono poi sepolti nel cimitero di Piteccio solo grazie al coraggioso tentativo del pievano di Bertocci, don Elio Ducceschi, che si rivolse direttamente al comando tedesco chiedendo e ottenendo il permesso di rimuovere i corpi.
L’eccidio è ascrivibile nell’ambito delle stragi legate alla ritirata e possiamo ipotizzare che ne sia responsabile una pattuglia della Flak affiliata alla 16° SS-Panzer-Grenadier-Division, responsabile del settore centrale del fronte. A questa divisione, la cui violenza esplose in questa fase determinante ai fini del corretto ripiegamento tedesco sulla Gotica, vanno attribuite almeno 17 stragi per un totale di 102 vittime.