Monumento alle vittime della strage di Piazza San Lorenzo

Il monumento fu realizzato dallo scultore pistoiese Flavio Bartolozzi nel 1993 per ricordare i cinquant’anni dalla strage. Una scultura curvilinea che, attraverso un misto di pieni e vuoti, sembra formare una figura alata, forse una Nike senza tempo e spazio che celebri universalmente la vittoria della vita.

Data inizio: 12/09/1943
Data fine: 12/09/1943

Segmento di percorso dal nostro partner

Città di Pistoia

Quella di Piazza San Lorenzo fu in assoluto la prima strage di civili compiuta per mano tedesca nella provincia di Pistoia e in tutta la Toscana. La sua particolarità sta proprio nella data in cui si è consumata: avvenne solo cinque giorni dopo l’Armistizio di Cassibile, mentre la maggioranza delle stragi – come si vede in questo percorso – si verificò nell’estate dell’anno successivo. Dopo lo sbarco di Salerno (9 settembre 1943) prese avvio la «ritirata aggressiva» dei reparti tedeschi i quali, oltre a stanziarsi sul fronte della linea Gustav, retrocedettero variamente lungo tutta la penisola, occupandola. In Toscana le truppe tedesche occuparono la regione senza vittime civili: le uniche due eccezioni furono i fatti di Piazza San Lorenzo e dell’Isola d’Elba (quattordici ex detenuti di Pianosa furono fucilati dai tedeschi a Procchio, Marciana).

I tedeschi occuparono Pistoia il 12 settembre 1943 e l’impatto con la città fu subito violento. Alla notizia dell’armistizio un primo comitato antifascista pistoiese tentò invano di convincere il generale Volpi, responsabile del presidio locale, ad aprire i depositi di armi e munizioni. Questi rifiutò, così gli antifascisti il 10 settembre tentarono l’assalto alla Caserma Marini, in Piazza Spirito Santo, con l’obiettivo di prendere alcuni fucili. Lo stesso fecero il giorno successivo presso la caserma dell’ex milizia volontaria di Piazza San Lorenzo. Entrambe le operazioni riuscirono e molte persone si sentirono di poter transitare presso la stessa caserma in cerca di qualunque cosa gli fosse stato utile. La mattina del 12 settembre, quando i tedeschi presero il controllo del presidio e si recarono sul luogo dei disordini, vi trovarono diverse persone. Ne presero sei e le fucilarono a ridosso del muro della chiesa di San Lorenzo, dove oggi si trova una lapide in memoria dell’accaduto.

I civili rimasti uccisi erano Ivo Bovani, Dino Chiti, Lino Lotti, Alfio Puglia, Gino Puglia e Maria Tasselli. Quest’ultima si offrì volontaria al posto di sua figlia incinta per salvarle la vita.

Una disamina più puntuale di questa vicenda venne curata più approfonditamente solo a partire dagli anni ’90, quando fu apposta la scultura di Flavio Bartolozzi. Tra le varie versioni, spesso contrastanti e alimentate da voci popolari, c’era quella secondo cui le vittime di sesso maschile fossero tutte partigiani, qualifica che gli venne riconosciuta nell’immediato dopoguerra. Questa ipotesi era accreditata dai resoconti della formazione «Stella Rossa», ma rimaneva incongruente con la canonica modalità di lotta antipartigiana. Le varie versioni furono arginate in sede storica in favore di una spiegazione dei fatti storiograficamente coerente. È probabile che i soldati tedeschi abbiano eseguito quanto disposto dal codice militare tedesco in materia di espropriazione di materiale militare. L’episodio sarebbe inseribile nel quadro di violenze perpetrate dai tedeschi a seguito dell’Armistizio.