L’anno compreso tra il settembre 1943 e lo stesso mese dell’anno successivo, vide il territorio della Provincia di Pistoia protagonista dell’occupazione delle truppe naziste comandate dal feldmaresciallo Albert Kesselring.
Nel corso di quell’anno si registrarono alcuni degli avvenimenti più cruenti di tutta la Seconda Guerra Mondiale. Oltre all’occupazione, alle pratiche repressive e alla lotta armata, il conflitto investì in pieno la società civile. L’espressione «guerra ai civili» si presta bene ad esemplificare il carattere di «guerra totale» assunto dal secondo conflitto mondiale. In Italia, molto più che nelle altre regioni occupate dell’Europa occidentale, il regime di occupazione si saldò sempre più ad una progressione dell’intensità della violenza, che si rovesciava sui civili in modo indistinto, arrivando a colpire senza remore anche donne, anziani e bambini. I motivi sono molteplici e indagati dalla storiografia in modo molto specifico. Possiamo qui richiamare la reazione dei comandi tedeschi all’Armistizio e la Resistenza come «nuovo fronte di combattimento».
Le pratiche criminali naziste – che talvolta si intrecciarono con quelle del fascismo repubblicano – seguirono un’escalation in cui la violenza sui civili si brutalizzò progressivamente. Questa venne legittimata, all’inizio di quella che viene considerata «l’estate di sangue del 1944», da Kesselring con la famigerata «clausola d’impunità»: i soldati tedeschi poterono impunemente avviare una politica del massacro che in Toscana ed Emilia Romagna vide una ferocia mai conosciuta. In queste due regioni, le vittime civili furono il 66% del totale. Ricordiamo che l’area centrale del fronte sulla linea Gotica era presidiata dalla 16° SS-Panzer-Grenadier-Division “Reichsführer-SS”, reparto responsabile di oltre la metà dei massacri perpetrati in Italia.
È bene sottolineare che le «geografie di sangue» sono legate alle fasi più delicate del conflitto, quelle del combattimento contro alleati e partigiani che porta le truppe tedesche alla «ritirata aggressiva» e al ripiegamento sulle linee difensive, prima sulla Gustav e poi sulla Gotica, dove la repressione e i morti toccano picchi mai visti.
Il percorso che abbiamo preso in esame può essere fatto in auto e, in alcuni dei suoi tratti, a piedi. Si presta a passeggiate nel verde e nei boschi delle colline pistoiesi. Questo parte idealmente da Piazza San Lorenzo a Pistoia, luogo della prima strage; dopo ci si sposta in Valdibure dove, non lontano dalla Pieve del paese, si trova il cippo che ricorda la strage di cinque civili. Si prosegue poi nel comune di Larciano, dove si trovano due targhe in ricordo di tre vittime civili; si va poi a toccare il comune di Quarrata, nel piccolo abitato di Castel dei Gironi, dato alle fiamme dai tedeschi nel giugno 1944. Seguendo l’ordine cronologico di messa in atto delle stragi, il percorso si sposta a Montale dove si ricordano altri cinque civili uccisi per impiccagione, e poi a Piteccio Bertocci, vicino a Sammommè, luogo del violentissimo eccidio di quattro civili. Infine, il percorso si sposta sulla montagna pistoiese, toccando i comuni di Marliana per le due stragi avvenute a Momigno e Serra, e di San Marcello per l’eccidio di Calamecca.