Targa in ricordo della strage di Calamecca

La targa commemorativa in ricordo delle vittime dell’eccidio di Calamecca fu posta sopra la volta di Piazza Francesco Ferrucci, nel centro del paese. Il suo posizionamento, promosso dal PSI e dal PCI, avvenne nel primo anniversario della strage.

Data inizio: 19/09/1944
Data fine: 25/09/1944

Segmento di percorso dal nostro partner

Città di San Marcello Piteglio

Il paesino di Calamecca, sulla montagna pistoiese, si trova non lontano dalla Macchia Antonini, frazione del comune di San Marcello Piteglio, dove i soldati tedeschi avevano un loro comando. Gli abitanti di Calamecca erano abituati a vedere i militari della Wehrmacht che transitavano per il paese, obbligando la gente del posto a corvée e operando requisizioni di cibo e suppellettili di vario genere. Tuttavia, come si legge in una testimonianza del 2003, «quelli di prima [della strage] non erano tanto cattivi […]. Entravano, prendevano di tutto, ma del gran male non lo fecero».

Il 3 settembre fu diramato un ordine di sfollamento: chiunque fosse rimasto in paese sarebbe stato considerato un partigiano e immediatamente fucilato. Il paese sarebbe stato minato, come già accaduto per la zona immediatamente a sud.

All’epoca gli abitanti ammontavano a circa quattro-cinquecento persone, ma non tutti decisero di andarsene. Molti cercarono riparo nelle case di amici e parenti, altri si accamparono lungo il torrente Pescia dove furono scavate gallerie. Altri ancora improvvisarono rifugi di fortuna. In particolare, gli anziani non vollero lasciare le loro case e le loro cose, forse pensando che, data la loro età, non sarebbe stato fatto loro nulla di male, non considerando che c’erano anche persone inferme, quindi impossibilitate a muoversi. Alcuni rimasero, preoccupati di lasciare le loro abitazioni alla mercé dei soldati e di non ritrovare più nulla al loro rientro.

Il primo atto della tragedia di Calamecca si verificò il 19 settembre, quando, come annunciato, una pattuglia delle SS. arrivò in paese e sterminò prima la famiglia Cioletti che abitava nella parte bassa del paese, poi fu la volta di altri rifugiati nelle gallerie lungo la Pescia, troppo vicini per non essere notati. Le SS li fecero entrare nelle gallerie — una tattica comune delle truppe naziste per uccidere il maggior numero di persone con il minor dispendio di esplosivi — e lanciarono bombe a mano.

Il giorno successivo i massacri continuarono: altre sette persone accampate non molto lontano dal paese furono uccise.

L’ultimo triste episodio della strage di Calamecca avvenne il 25 settembre. Le giovani Giulia e Luisa, rastrellate per essere destinate a corvée presso la Macchia Antonini, tentarono invano di fuggire. Subirono forse la sorte più tremenda di tutta la strage: furono violentate, i loro corpi mutilati e infine gettati, uno su un monte di letame e l’altro in una latrina.

Le vittime totali furono quindici.