Casottin del Lillo
Nei pressi del Casottin del Lillo il 23 agosto 1944 sono stati uccisi Rino e Roberto Giuntoni durante l’eccidio nazifascista del Padule di Fucecchio.
Data inizio: 23/08/1944
Data fine: 23/08/1944
Nei pressi del Casottin del Lillo il 23 agosto 1944 sono stati uccisi Rino e Roberto Giuntoni durante l’eccidio nazifascista del Padule di Fucecchio.
Data inizio: 23/08/1944
Data fine: 23/08/1944
I cosiddetti ”casotti”, piccoli edifici in muratura a un piano, sono un elemento caratteristico del paesaggio del Padule di Fucecchio. Costruite fra la seconda metà del secolo XIX e la prima metà del XX, queste strutture avevano principalmente funzione di ricovero e deposito delle attrezzature necessarie allo svolgimento delle attività che impegnavano la popolazione locale nell’area umida (caccia, pesca, sfalcio delle erbe palustri). Generalmente si trovavano nelle prossimità di ”porti” o attracchi che permettevano la navigazione lungo la rete di canali del Padule con tipiche imbarcazioni locali dallo scafo piatto manovrate con una lunga pertica.
Nell’estate del 1944 il taglio stagionale delle erbe palustri – usualmente raccolte e impiegate per la realizzazione di vari oggetti – non venne effettuato a causa della guerra. La palude si presentava come una vasta estensione di canneti e cariceti. Il Padule di Fucecchio divenne dunque un nascondiglio ideale per il bestiame e per tutti coloro che avevano necessità di occultarsi agli occhi dei nazifascisti. Il rischio di essere rastrellati e costretti ai lavori forzati in Italia o in Germania spinse verso il cuore dell’area umida soprattutto uomini adulti che, insieme a renitenti alla leva e sfollati, trovavano rifugio nei casotti o in capanne di fortuna.
Sulla sponda pontigiana del Padule operò una piccola formazione partigiana che portava il nome di Silvano Fedi, in onore del giovane partigiano caduto il 29 luglio 1944 e divenuto successivamente icona della Resistenza pistoiese. La banda ammontava a 20-30 unità e operava sotto il comando di Aristide Benedetti. Secondo la relazione del suo vicecomandante il 20 agosto i combattenti si recarono presso il casotto per difendere dei coloni derubati e ricattati da soldati tedeschi. I partigiani sentirono avvicinarsi un’autoblindo tedesca – forse condotta verso la palude per effettuare una razzia di bestiame – e, impossibilitati ad allontanarsi rapidamente, decisero di tendere un’imboscata. Il fuoco degli uomini della Silvano Fedi costrinse i tedeschi alla ritirata e nello scontro un soldato rimase ferito seriamente. Taluni hanno ipotizzato che tale scaramuccia potrebbe essere stata la scintilla scatenante della violenza nazista del 23 agosto, ma è più ragionevole ritenere che le motivazioni di questa debbano essere ricondotte a una molteplicità di fattori legati non solo alla dimensione locale, ma anche a quella più generale del conflitto in Toscana nell’estate del ’44.
La mattina del 23 agosto i partigiani della Silvano Fedi, nell’impossibilità di far fronte all’attacco tedesco si ritirarono verso il centro della palude. La lapide apposta sul casotto ricorda che in questa località furono assassinati il pastore Roberto Giuntoni, di 49 anni, e suo figlio Rino, di 9 anni.