Giardino in memoria di Pietro Gherardini

Nel periodo compreso fra l’occupazione tedesca, avvenuta nell’ottobre del 1943, e l’arrivo delle forze alleate (settembre 1944) il territorio pistoiese è stato epicentro di un’intensa attività partigiana. Il giardino di Candeglia, dedicato alla memoria di Pietro Gherardini, ricorda uno dei protagonisti della lotta resistenziale nella nostra Provincia.

Data inizio: 17/04/1905
Data fine: 17/09/1944

Segmento di percorso dal nostro partner

Città di Pistoia

Pietro ”Piero” Gherardini nacque il 17 aprile 1905 da una modesta famiglia di mezzadri analfabeti. Maturò la sua passione politica nell’immediato primo dopoguerra e decise di aderire al Partito Comunista Italiano (PCI) nel 1925, quando, a seguito del delitto Matteotti, giudicò eccessivamente moderate le posizioni dei socialisti. Nel 1929 votò NO al plebiscito e venne arrestato con l’accusa di ”ingiuria al capo del governo”; condannato a 8 mesi ne scontò 5 da recluso comune, non essendo stato giudicato dal Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato.

Fino al 1943 proseguì la sua attività clandestina per il PCI e dopo l’8 settembre partecipò all’organizzazione della Resistenza nel pistoiese. Entrò a far parte della formazione partigiana di ispirazione comunista “Gino Bozzi”, prima come staffetta, poi, una volta venuto a sapere di essere ricercato, come componente effettivo della banda. Inviato dal partito a Malocchio, sopra Borgo a Buggiano, vi costituì una formazione partigiana di circa quaranta elementi, di cui prese il comando in qualità di commissario politico.

A capo dei suoi uomini attaccò ripetutamente i convogli tedeschi che percorrevano la vicina autostrada con l’obiettivo di incendiare le autocisterne che trasportavano carburante e, a inizio giugno, subì a sua volta un attacco da parte delle forze nazifasciste. Verso la metà di giugno del 1944 la sua banda assunse il nome di “Magni Magnino”, dal nome di un combattente della ”Bozzi” caduto in combattimento in aprile. Più tardi nel mese di giugno la ”Magni” venne inviata a Volterra per rafforzare le formazioni del luogo ma dovette fermarsi a Castelfiorentino su richiesta dei dirigenti empolesi del Comitato di Liberazione Nazionale. Dopo aver partecipato ad alcuni scontri con le forze germaniche in Valdelsa, il 14 luglio Gherardini raggiunse Volterra appena liberata dagli Alleati. Il 4 agosto venne ferito gravemente a una gamba da un colpo di mortaio nei pressi di Cascina e dovette trascorrere quaranta giorni in ospedale a Livorno, rientrando a metà settembre a Pistoia già liberata.

A metà febbraio del 1945 si arruolò nel ”Corpo Volontari della Libertà” e, dopo un breve periodo di addestramento, raggiunse sul fronte emiliano la divisione Folgore, con la quale combatté fino alla completa liberazione d’Italia. Ricevuto il foglio di congedo tornò a Pistoia il 18 maggio 1945. Dall’immediato dopoguerra fino alla pensione, Piero Gherardini lavorò come manovale del Comune. Rimase sempre residente in Candeglia, dove si impegnò nel volontariato sociale, dedicandosi in particolare alla realizzazione della Casa del Popolo, di cui divenne presidente.

Morì il 4 maggio 1980 a Vellano nel corso di un raduno di partigiani. A due anni dalla morte fu insignito della medaglia di bronzo al valor militare alla memoria per attività partigiana. A concederla il Presidente della Repubblica Sandro Pertini su proposta del ministro della difesa Lelio Lagorio.

Nel 2014 gli sono stati intitolati i giardini pubblici di Candeglia, dove è stata apposta una targa in sua memoria. A lui è anche intitolata la sezione Pistoia Centro dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (ANPI). La stessa ANPI ha restaurato nel 2024 la targa a lui dedicata.