Targa alle vittime omosessuali del nazifascismo

Si trova a Pistoia la prima targa posta in Toscana in memoria delle vittime omosessuali del nazifascismo. Al centro della targa si nota un triangolo che richiama il triangolo rosa con cui, nei campi, venivano contrassegnate le persone omosessuali.

Data inizio: 27/01/2015
Data fine: 27/01/2015

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Città di Pistoia

Furono tante le minoranze colpite dalle persecuzioni del nazifascismo. Gruppi composti da elementi che potevano disturbare o mettere in discussione la purezza della razza. Tra questi, anche le persone omosessuali.

La relativa libertà, fatta di bar, pub e altri luoghi d’incontro, di cui godeva la comunità gay nella Germania degli anni Venti, fu brutalmente spezzata e repressa a partire dal 1933, quando Hitler mise fuori legge tutte le associazioni omosessuali. Un reparto speciale della Gestapo, la polizia segreta di Stato, fu incaricato di redigere le “liste rosa”, elenchi di persone ritenute inclini ad avere relazioni sessuali con individui del loro stesso sesso, quindi da tenere sotto controllo. La repressione non fu solo fisica, ma anche culturale. Migliaia di testi provenienti dall’Istituto per le scienze sessuali di Berlino furono dati alle fiamme in quanto ritenuti “non germanici”.

Il momento più pericoloso per gli omosessuali tedeschi fu all’indomani della modifica del Paragrafo 175, la legge del Codice penale tedesco che vietava le relazioni sessuali tra soli uomini. Nel 1935, con le modifiche di Hitler, divennero colpevoli e passibili di internamento in un lager tutte le persone che avevano espresso, anche solo verbalmente, un pensiero che, più o meno arbitrariamente, poteva alludere ad un desiderio verso persone del loro stesso sesso.

Circa centomila persone furono arrestate ai sensi del Paragrafo 175. Metà di questi furono condannati a pene che andavano dalla detenzione alla castrazione. Tra le diecimila e le quindicimila persone considerate omosessuali furono internate nei campi di concentramento. Lì erano contrassegnati da un triangolo rosa apposto sulle divise.

In Italia, durante il ventennio fascista, furono adottate misure di contenimento della libertà personale nei confronti di centinaia di omosessuali. Questo accadde nonostante non ci fosse mai stata una legge direttamente rivolta al divieto di pratiche omosessuali. Lungi dal dimostrare maggiore tolleranza, le relazioni di questo tipo non erano regolamentate semplicemente perché non gli si riconosceva il diritto ad esistere. Nel 1927 si propose di inserire nel progetto del Codice Rocco – Codice Penale Italiano entrato in vigore nel 1930 – un articolo antiomosessuale, ma questo fu cassato perché ritenuto inutile in quanto, in Italia, a detta del magistrato Appiano, incaricato di pronunciarsi sulla proposta, non c’erano omosessuali.

Fra il 1943 e il 1945 gli omosessuali italiani non risultano perciò discriminati e deportati in quanto tali. Passa anche da questo l’esigenza di stimolare una riflessione per una ricostruzione storica complessiva del fenomeno.